
È ormai opinione diffusa che negli ultimi anni in Italia raggiungere il quorum nei referendum abrogativi sia diventato molto difficile. In un nostro precedente articolo ci siamo soffermati su tutti i numeri dei referendum abrogativi italiani, mostrando infatti come in questo millennio solo una volta si sia raggiunto il quorum.
Non è però tanto chiaro a tutti il perché sia così difficile raggiungere il quorum. Vediamo di analizzare la questione, elencando una breve serie di dati politico-elettorali.
Il primo dato da guardare è la crescente astensione nel nostro paese, che sottrae progressivamente elettori al possibile bacino da cui attingono i referendum. Come si può facilmente verificare su tutti i principali media e database elettorali l’affluenza dichiarata alle scorse politiche è stata poco meno del 64%. E quindi il 36% si è astenuto.
A questo livello della discussione occorre però già introdurre una prima correzione su questo dato. Nelle politiche quella che viene fornita è l’affluenza degli italiani residenti in Italia. La base elettorale dei referendum è però di tutti i cittadini italiani maggiorenni, indipendentemente da dove risiedano. Come mostra l’immagine sotto poco meno del 10% dei cittadini italiani risiede all’estero. Alle politiche i non residenti in Italia hanno delle apposite circoscrizioni e i loro dati, di voto e di affluenza, sono scorporati dai valori nazionali. Nei referendum però c’è solo un unico bacino elettorale più ampio che li include tutti, e se calcolata su questo bacino elettorale più ampio, e corretto, l’affluenza delle scorse politiche è in realtà del 60,4%, e non del 64%
Il secondo dato riguarda la forza elettorale dei partiti italiani, spesso distorta nell’opinione pubblica dal fatto che tutti i risultati elettorali, che siano delle elezioni o dei sondaggi, vengano sempre forniti al netto di astenuti e schede bianche/nulle, cioè sul totale dei singoli voti validi. In questo modo si può creare il falso sillogismo per cui all’affermazione “il centrodestra ha preso il 44% dei voti” equivale “il 44% degli italiani ha votato per il centrodestra”. In realtà, contando astenuti, schede bianche, nulle, e, come già detto, correttamente l’intero corpo elettorale italiano e non solo i residenti in italia, il centrodestra, che ha preso il 44% circa alle elezioni (dato nazionale), è stato in realtà votato da circa il 25% degli italiani. Discorso analogo si potrebbe ovviamente fare per gli altri. Il centrosinistra alle politiche, con il suo 26% di voti sui voti validi è stato votato da circa il 15% degli italiani. Quindi, per riassumere quanto detto, esiste una differenza sostanziale tra le percentuali di voto espresse sul totale dei voti validi, dato su cui si calcolano (e vincono) le elezioni e le percentuali sull’intero campione dei cittadini italiani maggiorenni, dato su cui si calcola la validità di un referendum. E questa differenza è dovuta a:
- Astenuti
- Schede bianche/nulle
- Nel caso di valori “nazionali”, al fatto di non far rientrare nel computo i residenti esteri
Per riacquisire mentalmente le giuste proporzioni occorre quindi per un attimo dimenticarsi delle percentuali e passare a ragionare in numeri assoluti. Come mostra il grafico sopra, i voti presi dal centrodestra alle scorse politiche sono poco meno di 13 milioni, mentre il centrosinistra ne ha guadagnati poco meno di 8 milioni. L’intero campo largo, Centrosinistra insieme al Movimento 5 stelle e al Terzo Polo è arrivato quasi a 13 milioni e mezzo. A fronte di questi numeri appaiono un’enormità i voti richiesti per “vincere” un referendum, e cioè per arrivare al quorum, che sono, stando al totale degli elettori (dati europee 2024) più di 25 milioni di voti. Da questi numeri apparirà del tutto ovvia questa paradossale affermazione: “vincere un referendum è molto più difficile che vincere un’elezione politica”. A livello numerico è sicuramente così. Il governo attuale governa, tra l’altro con una delle più larghe maggioranze della storia repubblicana, avendo preso 12,6 milioni di voti. Per passare il quorum di un referendum ne occorrono più del doppio!
Arrivare al quorum richiede quindi un evento eccezionale, soprattutto nella condizione sempre più frequente, ed è anche questo il caso, in cui una delle due parti politiche spinga per l’astensione. Se di due parti che pesano sugli italiani nel complesso circa il 25-28% ciascuna, una dice di astenersi, come si può raggiungere il 50%+1 partendo solo dal 25-28% dell’altra? Esistono sostanzialmente due condizioni, di fatto necessarie entrambe:
1) coinvolgere il maniera massiccia, perché non si parla certo di pochi punti percentuali, coloro che di solito si astengono
2) coinvolgere al voto, anche qui in maniera massiccia, gli elettori dell’altra parte, quella che spinge per l’astensione, di fatto richiedendo da questi elettori che disattendano all’indicazione ricevuta dal loro partito.
E questo dando già per scontato, cosa mai del tutto vera, che almeno l’elettorato di una delle due parti politiche vada a votare compattamente. Da queste banali considerazioni numeriche appare quindi chiaro il motivo per cui raggiungere il quorum sia divenuto così complicato, con la crescita dell’astensione politica e le varie parti che, a turno, spingono per l’astensione invece che per il voto contrario ai referendum.
Francesco Luchetta
Redazione BiDiMedia