
Il Democracy Index dell’Economist misura, di anno in anno, lo stato di salute della democrazia liberale in moltissimi paesi del mondo. Ma al netto della qualità oggettiva e misurabile delle democrazie, cosa ne pensano le persone che le abitano? Come è percepita la democrazia in giro per il mondo? La questione della percezione è importante tanto quanto la qualità oggettiva: una democrazia funzionante ma non percepita come tale può avere problemi di partecipazione al voto o di coesione sociale. Inoltre, la percezione delle persone può essere utile a quantificare fattori altrimenti difficilmente misurabili, come la trasparenza dei governi, e permette di interrogare le persone su questioni etiche e valoriali.
A tutte queste domande prova a rispondere il Democracy Perception Index, per cui nel 2025 sono state intervistate oltre 100mila persone in 100 paesi, riuscendo a rappresentare il 91% della popolazione globale.
La prima domanda posta al campione ha riguardato l’importanza della democrazia come valore, senza definirla ulteriormente. In quasi tutti i paesi sondati, più della metà del campione risponde che la democrazia è “estremamente importante” o “molto importante”, seppur con qualche differenza tra i paesi. In cima alla classifica mondiale troviamo alcuni paesi dell’Europa Orientale, tra cui Grecia (89%), Turchia (87%) e Ungheria (85%). La presenza tra questi di democrazie illiberali come Turchia e Ungheria si può spiegare in modi diversi: ritengono importante la democrazia sia oppositori di Erdogan e Orban, che credono possa rappresentare un freno alle forzature di questi leader, sia i loro sostenitori, in quanto leader saliti al potere tramite elezioni. Nelle ultime posizioni troviamo invece sorprendentemente il Giappone, democrazia liberale solida (Democracy Index 2025: 96/100), in cui solo la metà (53%) delle persone ritiene la democrazia un valore importante.
La domanda successiva prova a definire meglio cosa le persone intendono per democrazia, chiedendo loro quale debba essere il suo scopo principale. Le risposte in questo caso dividono il mondo quasi in due. Nordamerica, quasi tutta l’Europa Occidentale e India difendono una concezione liberale della democrazia, che dovrebbe quindi occuparsi di difendere i diritti e le libertà individuali. Sudamerica, Asia e quasi tutta l’Africa si dividono poi in due:
- Una parte dei paesi crede che il compito principale della democrazia sia migliorare le condizioni di vita delle persone che la abitano. Tra questi paesi troviamo gran parte dei paesi MENA (Middle East and North Africa), Indonesia, Australia, Russia e Cina, ma anche paesi europei come 4 dei PIIGS (manca solo l’Italia), Serbia e Moldavia;
- Una parte dei paesi crede invece che la democrazia debba principalmente permettere di scegliere liberamente il proprio governo. Tra questi paesi troviamo ad esempio Messico, Venezuela e Pakistan, ma anche il Regno Unito e la Nuova Zelanda.
Dopo le domande sulla democrazia come valore, lo studio ha interrogato il campione sulla percezione della qualità della democrazia in cui vivono. Secondo le persone che le abitano, le democrazie mondiali non godono di buona salute, anche nei casi di democrazie liberali solide. Su una scala da 1 a 5, il primo paese del mondo per qualità percepita della democrazia è la Norvegia, con un magro 3.38, a cui seguono poco dopo Nuova Zelanda (3.37/5) e Danimarca (3.37/5). Concentrandoci infine sull’Europa, tra i paesi in cui la qualità della democrazia è percepita come più bassa troviamo Ungheria, Ucraina, Serbia e la Francia, con un punteggio leggermente più basso di quello dell’Ungheria.
Il report mostra quindi una distanza importante tra la qualità reale delle democrazie e quella percepita. Lo scollamento potrebbe riflettere fenomeni diversi. Da un lato potrebbe segnalare una difficile comunicazione sui processi democratici e su garanzie che chi vive in democrazie solide dà per scontate; dall’altro lato potrebbe anche riflettere fenomeni difficilmente misurabili, che quindi non rientrano negli indici sulla qualità oggettiva, che però le persone ritengono decisivi. Riflettere su questa distanza è dunque utile e importante per migliorare la qualità delle democrazie liberali e soprattutto il rapporto delle persone con il proprio sistema politico.
Lucio Meola
Team BiDiMedia