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ELEZIONI IN PORTOGALLO: SORPRESA DESTRA

Le elezioni legislative anticipate in Portogallo che si sono tenute domenica 18 maggio hanno da una parte confermato alcune attese, dall’altra hanno riservato una sorpresa che potrebbe contribuire a mantenere instabile la politica Portoghese nei prossimi mesi.

La coalizione di centrodestra, Alleanza Democratica, ha infatti mantenuto la prima posizione così come previsto dai sondaggi della vigilia. Sempre come era previsto dai sondaggi, non è riuscita a raccogliere abbastanza parlamentari da poter avere la maggioranza assoluta all’Assemblea della Repubblica, il Parlamento Portoghese. Questo risultato ha permesso a Luís Montenegro, premier uscente, di tornare a guidare il Governo.

La sorpresa, invece, è dovuta al risultato del partito di destra Chega, che al momento in cui scriviamo si trova in terza posizione a soli 39.000 voti dal Partito Socialista che lo precede, dopo che per quasi tutto lo scrutinio Chega si è trovato in seconda posizione. Questo dato prende in considerazione il solo voto nel territorio Portoghese in quanto il voto all’estero non è ancora stato conteggiato. Visto il risultato delle elezioni del 2024 e l’andamento di quello del 2025, si può presumere che il voto all’estero andrà a ridurre questa forbice, ma non abbastanza per far sì che Chega riesca a sopravanzare il Partito Socialista in termini di voti. Questo, però, non toglie importanza al risultato che il partito di destra è riuscito ad ottenere, né alla cocente sconfitta subíta dal Partito Socialista, uno dei peggiori della sua storia. Il segretario del partito, Pedro Nuno Santos, si è dimesso subito dopo l’annuncio dei risultati.

Infatti, senza aver ancora attribuito tutti i seggi, la coalizione di centrodestra ne ha conquistati 89, ben lontano dalla maggioranza di 116, mentre il Partito Socialista e Chega sono appaiati a quota 58. È però possibile che alla conclusione dello scrutinio del voto estero, con 4 seggi a disposizione, Chega possa diventare la seconda forza in Parlamento, con 60 seggi, contro i 58 del Partito Socialista e i 91 di Alleanza Democratica.

Da dove è arrivato il risultato di Chega? Se il partito di destra nel 2024 era risultato primo nel solo distretto di Faro, nel sud del Portogallo, mentre l’alleanza di centrodestra ne aveva conquistati 11 e il Partito Socialista 8, nel 2025 il Partito Socialista è rimasto primo in un solo distretto (Évora), mentre Chega è riuscita a finire davanti a tutti in ben 4 distretti: la già conquistata Faro insieme a Beja, Portalegre e Setúbal, in quelle zone del Paese che da 34 anni vedevano il Partito Socialista essere sempre in maggioranza (nel solo distretto di Portalegre il Partito Socialista è arrivato dietro alla coalizione di centrodestra di 0,1 punti nelle elezioni del 2011)

E ora, che succede? Visto che la coalizione di centrodestra non è riuscita a raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi, il nuovo governo dovrà cercare accordi con altri partiti per ottenere una maggioranza funzionale. Mentre appare probabile il sostegno del partito di destra liberale “Iniziativa Liberale”, arrivato in quarta posizione con 9 seggi, piu’ difficile sarà fare un accordo con Chega. L’esclusione di Chega dal Governo Portoghese era già stato il motivo dell’astensione del Partito Socialista nella scorsa, breve, legislatura, quando l’alleanza di centrodestra aveva formato un Governo di minoranza, fattispecie comune nel Paese lusitano e che si dovrebbe ripetere anche in questa legislatura.

Ma se l’instabilità politica dovesse perdurare, si andrebbe subito a nuove elezioni? Secondo l’Articolo 172 della Costituzione Portoghese questa eventualità non è praticabile. Infatti, non possono essere indette nuove elezioni nei 6 mesi successivi a quelle precedenti (in questo caso, fino all’11 novembre 2025). Ma a questa limitazione se ne aggiunge un’altra: sempre secondo lo stesso Articolo della Costituzione non sono possibili elezioni legislative nei 6 mesi precedenti la conclusione del mandato del Presidente della Repubblica, che scadrà a gennaio 2026.

Il Governo e i partiti dovranno quindi riuscire a lavorare insieme almeno fino all’inizio del prossimo anno, senza poter chiedere ai cittadini di tornare alle urne per la quinta volta in tre anni.

Andrea Cicciomessere

Fabio Sottili

Redazione BiDiMedia

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