Cosa sarebbe successo se pochi giorni fa invece che per le europee avessimo votato per le politiche? In altre parole, con i risultati del voto dell’8 o 9 giugno, come sarebbe stato composto il parlamento italiano?
La domanda non è da risposta immediata perché, come noto, la legge elettorale delle politiche non è un semplice proporzionale ma un sistema misto di collegi uninominali e quota proporzionale con voto collegato. Se siete interessati comunque alla risposta, questo è l’articolo che fa per voi.
Cominciamo con una doverosa premessa: non è affatto scontato che i voti proporzionali dati a singole liste si sommino aritmeticamente in caso di una loro coalizione, in politica succede spesso il contrario.
Fatta questa precisazione, gli scenari qui considerati sono 3:
Scenario A: Coalizione di FDI, FI-NM e Lega, il classico centrodestra, contro PD e AVS
Scenario B: sempre le 3 liste di centrodestra contro il cosiddetto “campo largo”, PD, AVS e M5S
Scenario C: il centrodestra contro il “campo larghissimo”, PD, AVS, M5S e le due liste centriste, SUE e Azione
L’analisi riguarderà in particolare collegi e quota proporzionale della camera dei deputati.
Seconda e ultima premessa, nell’analisi non sono stati considerati i collegi uninominali della Valle d’Aosta e del Trentino Alto Adige, per via della presenza rilevante, e in alcuni casi preponderante, di liste delle minoranze linguistiche che potrebbero, accordandosi con l’una o l’altra parte, di fatto portare alla vittoria nel collegio. Esclusi dall’analisi, e quindi non assegnati, anche gli 8 seggi esteri.
Scenario A: Centrodestra vs PD+AVS
La prima cosa che salta all’occhio in questo scenario è che con i dati delle europee già le sole PD e AVS assieme sarebbero molto più competitive rispetto all’intero centro sinistra 2022, che oltre alle due liste sopra citate conteneva Più Europa e il defunto Impegno Civico di Di Maio.
Alla coppia PD-AVS andrebbero 26 collegi, contro i soli 12 del centrosinistra 2022. Questi vincerebbero in particolare in quasi tutte le grandi città: i 2 collegi di Torino, 4 dei 7 dell’area metropolitana di Napoli, i 3 di Milano, i 2 di Genova e 4 dei 7 della città di Roma, oltre a Bari, Firenze e Bologna. Oltre a questi diversi collegi in Emilia Romagna e toscana (Livorno, Reggio Emilia, Modena, Imola, Carpi…). Al movimento 5 stelle andrebbe solo un collegio contro i 10 del 2022. Tutti gli altri andrebbero al centrodestra, 115 per la precisione (ricordiamo che sono esclusi TAA e VdA), cioè tutti i collegi non cittadini, a esclusione di alcuni di quelli di Emilia Romagna e Toscana appunto, e anche alcuni di Roma città, oltre a Palermo.
Il centrodestra godrebbe alla camera di 236 deputati, perfino di più dei 233 delle politiche 2022. Anche da qui abbiamo escluso, per rendere omogeneo il confronto, Estero, e collegi VdA e TAA. Questo perché a fronte di un numero minore di collegi vinti, 115 invece di 119, ci sarebbe una parte proporzionale maggiore, essendo le liste di cdx cresciute nelle intenzioni di voto rispetto alle politiche. Seguirebbero 105 seggi per PD+AVS in decisa crescita rispetto ai soli 80 dell’intero csx delle politiche, 26 per il M5S, che dimezzerebbe i deputati, e 19 per le due liste centriste (10 SUE + 9 Azione), entrambe sopra la soglia del 3%
Scenario B: Centrodestra vs PD+AVS+M5S
Con l’aggiunta del movimento 5 stelle la coalizione di centrosinistra diverrebbe molto più competitiva, specie al sud. Si aggiudicherebbe la maggior parte dei collegi Pugliesi e Campani (compresi tutti quelli di Napoli), tutti i collegi della Sardegna, tutti i collegi della città di Roma e il collegio di Cosenza. Al centro nord aggiungerebbe a quelli già vinti da PD+AVS diversi collegi in Emilia e Toscana, oltra a quello di ancona. 54 i collegi complessivi, contro i 22 vinti nel 2022 dal centrosinistra o dal M5S (12+10).
Il centrodestra resterebbe avanti in tutti i collegi Siciliani (tranne Palermo), in tutti quelli umbri e abruzzesi, in quasi tutta la Calabria e in tutto il Lazio extra-romano, oltre che in tutti i collegi del nord a esclusione di quelli cittadini, per un totale di 88.
Aggiungendo la quota proporzionale il centrodestra riuscirebbe comunque a ottenere la maggioranza con 209 seggi, maggioranza non troppo larga però, con 24 deputati in meno delle politiche. PD+AVS+5S salirebbero a 158 seggi dai 131 delle politiche di centrosinistra + 5 stelle, con i soliti 19 per le liste centriste dalla quota proporzionale
Scenario C: Centrodestra vs Campo larghissimo
Aggiungendo anche le liste centriste avremmo due coalizioni di pari forza, con un 47,3% per le 3 liste di centrodestra e il 48,0% per le 5 di opposizione.
Le opposizioni vincerebbero tutti i collegi campani, quasi tutti quelli pugliesi, e come prima tutti quelli delle grandi città e quelli sardi. Aggiungerebbero diversi altri collegi in Emilia Romagna e Toscana, oltre che Perugia, Corigliano-Rossano e Moncalieri.
A Parte quest’ultimo il centrodestra vincerebbe comunque tutti i collegi del nord a esclusione di quelli delle città più grandi, tutti i collegi siciliani al di fuori di Palermo, abruzzesi e del Lazio extra-romano, oltre che a quelli della Calabria centro-meridionale.
Complessivamente la coalizione di governo vincerebbe 73 uninominali contro i 69 del campo larghissimo, si troverebbe però con un parlamento bloccato, senza alcuna maggioranza per poter governare.
Le 3 liste di centrodestra avrebbero infatti 194 seggi, 39 in meno delle politiche, contro 192 delle opposizioni, 40 in più delle politiche (se vi state chiedendo dove sta il seggio mancante, sarebbe l’uninominale di Messina, passato da Sud chiama Nord al centrodestra).
Alle opposizioni unirsi conviene, ma il centrodestra resta molto forte
In conclusione questa analisi ci mostra ancora una volta come nel cosiddetto “rosatellum” sia fondamentale per le liste coalizzarsi per essere competitive nei singoli collegi. Dallo scenario A a quello del campo larghissimo, in cui mettono insieme tutte le forze, le opposizioni passano infatti da 150 seggi a 192.
L’analisi completa è visionabile qui
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